Il giorno della sua ultima partita Pelé prese un microfono al centro del campo e gridò al pubblico: «Love! Love! Love!». E ora che Pelé non c’è più, portato via il 29 dicembre 2022 da un tumore cattivissimo, tutto il mondo lo ricorda con messaggi di affetto e amore.
Perché Pelé ha unito davvero tutti con la sua semplicità, il suo sorriso, il suo amore per il football, inteso come bellezza, eleganza, felicità, magia, arte. E ancora grazia, anima e cuore proprio come la danza. Pelé era nato per il calcio. Era l’icona del calcio per antonomasia. Se ne è andato il 29 dicembre 2022, a 82 anni, il calciatore più forte di tutti i tempi, l’unico giocatore di calcio maschile ad aver vinto tre titoli del Mondiale di calcio: il suo Brasile risultò campione nelle edizioni del 1958, del 1962 e del 1970.
L’uomo che con i suoi goal, più di 1.000, ha incantato e fatto sognare intere generazioni. La sua celebre rovesciata nella leggendaria partita tra alleati e nazisti nella pellicola “Fuga per la vittoria” diretta da John Huston nel 1981, entrata nella memoria collettiva, è una delle scene più iconiche della storia del cinema e uno dei gesti tecnici più famosi nella storia del calcio. Ma il successo, come spesso amava ripetere, “non è casuale. È duro lavoro, perseveranza, apprendimento, studio, sacrificio e, soprattutto, amore per ciò che stai facendo”.
Amore, parola che ritorna ancora una volta. Amore, quel sentimento che lo ha caratterizzato in vita e fino alla fine dei suoi giorni. Amore, amore, amore, per sempre: quel grido che va oltre la morte.
Ripercorriamo la storia personale e lavorativa del grande e indimenticabile O Rey.
Pelè, all’anagrafe, Edson Arantes do Nascimento, nome ispirato all’inventore americano Thomas Edison, nacque il 23 ottobre 1940 in Brasile, dall’ex calciatore Dondinho,(all’anagrafe João Ramos do Nascimento) e da Maria Celeste Arantes. Fu soprannominato Dico dai suoi parenti e successivamente Pelè, nomignolo ricevuto da un suo compagno di scuola, che lo prendeva in giro perchè pronunciava “Pilè” il nome del portiere brasiliano Bilé. Nel corso della sua vita gli furono attribuiti anche altri soprannomi: la Perla nera, il Re del calcio, O’Rey.
Nel 1956, a soli quindici anni, esordì nel Santos, squadra dello Stato di San Paolo, segnando anche un goal, contro il Corinthians. L’anno successivo, fu convocato in nazionale, per una partita contro l’Argentina in Copa Roca, al monumentale stadio Maracanà di Rio de Janeiro. Il 15 giugno 1958 a diciassette anni Pelè fece il suo esordio contro l’Urss per poi regalare, alla sua squadra, la vittoria del Mondiale 1958. Il Brasile vinse contro la Svezia per 5 a 3 con doppietta di Pelè.
Con la maglia della nazionale brasiliana, Pelè, partecipò a quattro mondiali nel 1958 in Svezia, nel 1962 in Cile, nel 1966 in Inghilterra e nel 1970 in Messico, vincendone in totale tre su quattro e segnando 12 goal in 14 incontri disputati. Con la maglia del Santos, invece, giocherà ininterrottamente dal 1956 al 1974, per poi passare, con un contratto ultramilionario, dal 1974 al 1977 al New York Cosmos.
IL RITIRO
Il primo ottobre 1977, Pelé giocò la sua ultima partita, un’amichevole tra le due squadre della sua carriera, il primo tempo con i Cosmos e il secondo con il Santos. Nel 2000 la FIFA gli attribuì il riconoscimento di miglior giocatore del Ventesimo secolo.
Riproponiamo qui l’indimenticabile rovesciata di Pelé tratta dal film cult Fuga per la Vittoria di Huston. Un finale spettacolare.