L’Egitto è una terra ricca di storia e dalle tradizioni millenarie, molte delle quali strettamente connesse alla religione cristiana. Proprio in Egitto, infatti, trascorse parte della sua vita Gesù Cristo, che vi trovò rifugio insieme alla sua famiglia dopo la fuga dalla Giudea e dal re Erode. E sempre in Egitto, per di più, si formò e si consolidò una importante comunità cristiana che trovò la propria collocazione al Cairo, nella capitale, diffondendosi poi anche in altre parti del Paese.
Quello che si definisce Cairo copto è la parte più antica della città del Cairo, la prima che fu edificata e nella quale trovarono collocazione i primi insediamenti intorno al VI secolo a.C.
Proprio qui, nel periodo tassativamente ricompreso tra il 22 marzo e il 25 aprile, si festeggia la festività della Pasqua copta, che coniuga antiche tradizioni religiose a usanze più mondane legate al rito di celebrazione della primavera.
Quasi contemporaneamente alla Pasqua copta ricorre infatti un altro rito che prende il nome di Sham el-Nassim, dedicato alla stagione primaverile e al concetto di risveglio e rinascita che questa porta con sé, e nel quale la stessa Pasqua affonda le proprie radici. Si tratta però di un rito non più strettamente copto, ma che accomuna e consente l’incontro di differenti comunità e credi religiosi.
Sono molte le somiglianze tra la Pasqua festeggiata al Cairo e la nostra tradizione. Nella settimana che precede il giorno di Pasqua, il venerdì, proprio come noi i copti ricordano la morte di Gesù, mentre la domenica precedente alla Pasqua (per noi domenica delle Palme) gli abitanti della capitale hanno l’abitudine di riversarsi per le strade per fare festa e sfoggiare le loro palme intrecciate con sapienza (quelle che noi abbiamo sostituito con i ramoscelli di ulivo) e per commemorare l’ingresso di Gesù a Gerusalemme.
Anche i copti osservano il periodo di Quaresima, ma con un rigore maggiore rispetto a noi occidentali. Se è nostra abitudine infatti non mangiare carne nelle sole giornate di venerdì nei quaranta giorni che precedono la Pasqua, gli egiziani copti si astengono dal consumo di alimenti di origine animale per tutto il periodo quaresimale. Una forma di rispetto verso la vita di tutti gli esseri del creato.
La celebrazione religiosa inizia il sabato antecedente la Pasqua e comprende la lettura del salmo, il canto degli inni sacri e l’infusione dell’incenso. Si spengono le luci e si riaccendono quando si annuncia la resurrezione di Gesù.
Un momento di grande importanza è quello che si celebra il lunedì dopo Pasqua, quando la cristianità copta incontra e si mescola con la tradizione islamica. In quello che per noi è il giorno di Pasquetta, l’Egitto festeggia la primavera.
La ricorrenza prende il nome di festa di Sham el-Nessim (che significa “odore negli zefiri”) ed è una festa nazionale laica che affonda le proprie radici in tempi assai lontani. Ci sono fonti che raccontano come già alcuni millenni fa gli Egizi avessero l’usanza di fare offerte alle loro divinità e di tributare loro pesce salato, insalata e cipolle proprio nel periodo di primavera. Fu con la cristianizzazione del Paese che si decise di mantenere la festa e di associarla alla Pasqua. Poi, con la conquista islamica, a tale celebrazione fu destinato il lunedì dopo Pasqua. In questo giorno non possono mancare quei cibi che migliaia di anni fa venivano offerti agli dèi e molti altri che segnano la tradizione culinaria di questo Paese così affascinante e ricco di storia.
Nel lunedì della rinascita, sulle tavole degli abitanti del Cairo viene servito il fesikh, muggine grigio salato, essiccato e fermentato, conservato sottaceto. Esso viene consumato per buon auspicio ed è simbolo di fertilità. Viene preparato secondo un’antica ricetta, il cui laborioso procedimento di preparazione si tramanda di generazione in generazione, nella speranza che le famiglie percorrano una via fortunata e siano portatrici dei più alti valori della tradizione.
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