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SAN GERARDO E LA PARATA DEI TURCHI A POTENZA

Il 30 Maggio, si celebra a Potenza San Gerardo, il Santo Patrono, e in occasione di questa ricorrenza, il giorno che precede la festa religiosa, ovvero la sera del 29 Maggio, ha luogo per le vie della città la tradizionale Sfilata dei Turchi (o Parata dei Turchi), un evento pagano che riunisce tutta la comunità potentina. Tra gli elementi caratteristici di questa festa, la storia ci tramanda che l’elemento che contraddistingueva la celebrazione pagana era il vino, il cosiddetto “Vino di San Gerardo” che veniva offerto agli abitanti, oggi sono I Portatori del Santo che omaggiano il Santo Patrono e il suo tempietto rianimando il centro storico tra vino, cibo, canti e balli popolari. C’è poi un’altra tradizione potentina ritornata in auge a partire dal 2009 grazie all’associazione I Portatori della Iaccara e citata nel testo Cronaca Potentina di Raffaele Riviello, in cui si racconta della preparazione delle iaccare per la festività di San Gerardo. Si trattava di fiaccole che venivano accese per illuminare la città e le sue porte d’accesso oltre che come devozione al Santo, venivano poi fatte bruciare per tutta la notte mentre i contadini continuavano a festeggiare per le vie del centro storico. Una manifestazione quella in onore di San Gerardo tra il sacro e il profano che ha origini molto lontane, a metà tra leggenda e realtà. Guardiamo insieme di che si tratta.

servizio di TRM H24

Era infatti il 1111 d. C. quando avvenne lo sbarco dei Turchi sullo Mar Ionio i quali, così si racconta, risalirono il fiume Basento alla conquista della città di Potenza, fu proprio in quell’occasione che San Gerardo giunse in soccorso dei suoi abitanti spingendo i soldati a scacciare i turchi. Questo episodio miracoloso viene menzionato anche da Raffaele Riviello in Usi e Costumanze della città di Potenza ma non ha un reale fondamento storico; tra le altre interpretazioni c’è quella di Giacomo Racioppi in Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata che ricollega la manifestazione ad un’antica leggenda beneventana sui dodici cristiani martirizzati in viaggio dall’Africa a Roma, mentre lo storico Mario Brienza associa questo avvenimento alla battaglia di Vienna contro i Turchi nel 1683. Secondo il Viggiani i festeggiamenti vengono ricondotti a un episodio particolarmente importante che ha scosso fortemente la fantasia del popolo lucano ovvero la liberazione di Ludovico Re di Francia, fatto prigioniero dalla flotta saracena, da parte di Ruggiero di Sicilia. A seguito della liberazione i due protagonisti si ritrovarono a Potenza e qui iniziarono i festeggiamenti indetti dallo stesso Ruggiero di Sicilia per aver sconfitto il male oscuro delle flotte saracene e fatto trionfare, attraverso la liberazione di un Re cristiano, il cristianesimo stesso. Tale accadimento avvenne a breve distanza dalla canonizzazione di San Gerardo per cui il popolo fu fortemente convinto che la flotta saracena fosse stata fermata grazie all’intervento miracoloso del Santo Protettore.  Ad ogni modo, il popolo vide nel ricevimento una festa gioiosa e nella prigionia dei turchi un miracolo e, per mantener saldo il ricordo di tale miracolo, fece in modo che lo stesso prendesse vita di anno in anno in una numerosa e variopinta processione, nella quale figurarono i turchi prigionieri, le creature angeliche, una nave ed il carro di San Gerardo, tutt’ora visibili durante la Parata storica.

Molto più credibile è invece ricondurre le origini della manifestazione alle “Feste di Maggio” che avevano come principale finalità quella di cancellare i guai e i peccati dell’inverno, auspicando abbondanza e prosperità con l’arrivo della primavera e della stagione estiva; una festa popolare che coinvolgeva contadini e artigiani, infatti dalle fonti storiche si narra che “Ogni 29 maggio dopo l’imbrunire, le strade ed i vicoli sono interessati dal rumore, dagli squilli di trombe, dal rullo dei tamburi, dai timpani, fusti in legno e membrane in pelle, dalla gran cassa e dagli strumenti a fiato. La gente si riversa nelle vie e nelle piazze, balconi gremiti ad ammirare i figuranti; arrivano anche gli organetti per le tarantelle: la pausa è presso il “cirriglio” di Portasalza o nelle cantine dei vicoli….” . Si aggiunge alla festa contadina anche un’altra tradizione oggi molto sentita e che chiude la Parata dei Turchi dando inizio alla festa in onore del Santo Patrono: l’accensione della Iaccara, letteralmente fiaccola, ossia un cero costituito da canne, raccolte nel mese di Gennaio e con al centro un palo di castagno, lungo 12 metri e pesante una tonnellata, viene trasportato lungo tutta la Parata da un gruppo di Portatori che alla fine della sfilata, la issano in piazza del Sedile o piazza del Seggio, e alla presenza dei cittadini, viene scalata per essere accesa da uno dei figuranti così da dare inizio ai festeggiamenti.

“Lu Braccial”: una delle più famose canzoni della tradizione potentina di Michele da Potenza – Ufficio Stampa Basilicata

Per quanto riguarda la festa religiosa, è interessante raccontare brevemente la storia del Santo Patrono della città di Potenza, San Gerardo il quale apparteneva alla nobile famiglia Della Porta di Piacenza e che peregrinò verso l’Italia Meridionale forse alla volta dei luoghi santi ma, giunto a Potenza, decise di dedicarsi alla vita apostolica e lo fece con molto impegno. Infatti, quando morì il vescovo della città, divenne suo successore e fu proclamato vescovo ad Acerenza, un paese della Basilicata famoso per la bellissima Cattedrale. Morì nel 1119 e dopo un solo anno, Papa Callisto II lo proclamò santo, da quel momento in poi, i potentini riconobbero in San Gerardo il loro principale protettore.

Che sia leggenda o storia, la storica Parata dei Turchi riunisce ogni anno tantissimi visitatori che assistono alla sfilata di circa 400 figuranti appartenenti a varie epoche storiche ricostruite dalle fonti che abbiamo citato, un evento molto sentito dalla cittadinanza potentina che viene celebrato ogni anno per rievocare l’antico significato storico e religioso di una festa che è espressione di appartenenza di un’intera comunità.

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