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GLI AMORI MALVAGI. DIECI STORIE DI ORDINARIA VIOLENZA

Intervista alla scrittrice e attrice calabrese Anna Macrì.

Gli amori malvagi di Anna Macrì, attrice di teatro, scrittrice e formatrice, da sempre impegnata nel mondo del sociale, è tante cose insieme. È il racconto crudo, toccante e privato di dieci donne sopravvissute ad ogni forma di violenza da parte di fidanzati, mariti, presunti amici. È il grido di dolore di Rita, Cristina, Marta, Rosina, Francesca, Sabrina, Manuela, Rossella, Federica e Giovanna che ci chiama a una presa di coscienza collettiva per arginare il fenomeno della violenza di genere. Un fenomeno sistemico e strutturale che bisogna combattere su più fronti anche e soprattutto attraverso adeguate forme di prevenzione e di educazione. È un libro che commuove, che fa piangere, che fa riflettere su una società ancora oggi marchiata dal patriarcato e maschilismo, che descrive in maniera impietosa il dolore di chi ha sofferto e soffre ancora, portandosi dentro i segni, le ferite e le umiliazioni subite. Perché ogni storia di violenza è a se ma tutte si parlano. Anna Macrì dopo essere stata, anni fa, vittima di violenza, ha cominciato la sua lotta.  Per se stessa. Per la vita. Per le donne che, purtroppo, vivono l’esperienza drammatica della violenza. Per la verità. Per un mondo nuovo e giusto. La combatte con gli strumenti che gli ha dato l’arte: il teatro, la recitazione, la scrittura.

1.Come è nata l’idea del suo ultimo libro Gli amori malvagi. Dieci storie di ordinaria violenza?

E’ doveroso fare una premessa: il libro esce in una versione completamente nuova rispetto alla precedente pubblicata sette anni fa da una piccola casa editrice. Ringrazio pertanto Roberto Alessandrini e Santiago Maradei, rispettivamente direttore editoriale ed editore di Bibliotheka Edizioni che per primi hanno creduto in questo progetto. Gli amori malvagi è frutto di una ricerca sul campo durata tre anni in vari centri antiviolenza calabresi e raccoglie dieci testimonianze, sulle oltre cento ascoltate, di donne violate da fidanzati, mariti, presunti amici.

2. Donne umiliate, vilipese, maltrattate. Donne costrette a zittire il proprio pensiero e la propria voce, donne che subiscono, che si ribellano. Donne che urlano al mondo la loro esistenza segnata dall’oppressione, che vorrebbero scappare, che sognano un’altra vita. Sono queste le storie, intrise di violenza e soprusi, che racconta nel libro.

Rosina, Cristina, Rita, Marta, Francesca, Sabrina, Manuela, Rossella, Federica, Giovanna – i cui nomi sono fittizi per motivi di protezione – le donne protagoniste del mio libro, si raccontano con onestà e crudezza dopo percorsi spesso segnati da rassegnazione, denuncia dei carnefici, sensi di colpa, timore del giudizio altrui e depressione. Ho dato voce al loro dolore senza scadere nel pietismo edulcorato. Quando si parla di violenza sulle donne molti pensano innanzitutto alla violenza fisica, ma ci sono molte altre forme di violenza che si combinano fra loro e raramente sono esercitate singolarmente. Ho scelto quasi tutti i tipi di violenza come forma di abuso di potere e controllo, tranne quella inerente al maltrattamento dei figli nei confronti dei genitori, in particolar modo delle madri, che avrò modo di approfondire e trattare in seguito come testo teatrale.

Anna Macrì, Gli amori malvagi,
Bibliotheka Edizioni

3.Violenza sessuale, domestica, economica, sociale, molestie e stalking. Molto spesso, però, l’attenzione dei media si focalizza soprattutto sui femminicidi che rappresentano l’atto finale di una violenza di genere.

Quando si parla di violenza di genere l’attenzione si concentra solo in occasione delle sue manifestazioni più estreme, in primis il femminicidio. È  un problema grave perché si tende a curare il sintomo  della malattia e non si analizza, invece, la causa del male. I femminicidi rappresentano l’ultimo atto di un continuum di violenza di carattere economico, sociale, psicologico, sessuale, perpetrata per lunghissimo tempo. Le violenze psicologiche, le pressioni quotidiane segnano le donne che vengono lentamente destrutturate come persone. È quanto, ad esempio, accaduto a me. La mia è una storia di violenza psicologica e fisica subita tantissimi anni fa e che ho avuto il coraggio di denunciare.

4.Con grande forza di volontà è riuscita anche a scrivere un libro dando voce ad altre donne che hanno vissuto questo inferno.

È grazie al teatro se sono riuscita a venirne fuori. Ogni donna ha un suo percorso, un suo modo di reagire. Ma non tutte ce la fanno e molte restano prigioniere della loro condizione. La mia esperienza mi ha portata a studiare il fenomeno della violenza di genere, scavando nelle motivazioni antropologiche, sociologiche e storiche, fino ad arrivare a condurre una ricerca etnografica in diversi centri antiviolenza. Da qui poi il libro. Sono un’attrice teatrale, faccio parte dell’Associazione culturale Confine Incerto e da anni collaboro con l’associazione Astarte, con sede a Catanzaro, l’unica in Calabria a offrire assistenza h24 alle donne che subiscono violenza. La mia è una missione: per le donne in cerca di aiuto, per informare, per parlare di violenza come un problema strutturale diffuso, il ritratto di una società italiana ancora permeata di pregiudizi di genere.

5.Il femminicidio della ventiduenne Giulia Cecchettin da parte del suo ex fidanzato Filippo Turetta, suo coetaneo, ci fa riflettere, ancora una volta, sull’importanza dell’educazione tra giovani.

Per educare alla non violenza è necessario lavorare fin dall’infanzia sulla creazione di relazioni positive e paritarie. La chiave per arginare concretamente il fenomeno della violenza contro le donne e in generale contro ogni essere umano, in tutte le sue forme e declinazioni, è la prevenzione che si raggiunge solo attraverso l’educazione, delle nuove generazioni, al rispetto del prossimo. In tutto questo un ruolo fondamentale è svolto dalla famiglia e dalla scuola. È ancora una volta una rivoluzione culturale: bisogna scardinare stereotipi ed etichette, portare alla luce quella che è la violenza, il suo sistema, il suo linguaggio.

6.Mi torna alla mente come un macigno una frase di una delle protagoniste del suo libro, Rita: “Ci si abitua a tutto. Ho scoperto che l’ipocrisia del mondo rende più facile la mia sopravvivenza ed il perpetrarsi del crimine”.

Oriana Fallaci affermava che “l’abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte. Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portar le catene, a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto. L’abitudine è il più spietato dei veleni perché entra in noi lentamente, silenziosamente, cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo d’averla addosso ogni fibra di noi s’è adeguata, ogni gesto s’è condizionato, non esiste più medicina che possa guarirci”. Ecco ci si abitua a tutto. Forse Rita è proprio l’emblema di una società malsana e machista creatrice essa stessa di vittima e carnefice, di un sistema che ti toglie la possibilità di stare al mondo, di essere libera. Le donne protagoniste del mio libro sono donne che portano il peso dell’abbandono sociale, convinte che non vi sia riscatto poiché lasciate sole da una comunità indifferente e bigotta che le relega nel ruolo di vittime, le costringe ad essere latitanti nel dolore, come fossero loro le colpevoli. Le obbliga a nascondersi come criminali. Una società malata che crea vittima e carnefice, basando la sua struttura comunitaria di sopravvivenza su fondamenta che relegano la donna in posizione di subordinazione, poiché funzionale al meccanismo.

7.Progetti futuri?

Attualmente sono in produzione con lo spettacolo teatrale Ballata per piccole iene, testo teatrale scritto per il teatro che affronta il tema della violenza dei figli sulle madri, prodotto da Confine Incerto e che rientra nel terzo anno del progetto di produzione regionale vinto da Confine Incerto. Gli amori malvagi è diventato un progetto da portare nelle scuole e non solo, in tutti i luoghi in cui è più alto il rischio di violenza sulle donne. Poi, laboratori teatrali sempre nell’ambito sociale anche con l’Associazione Astarte che tutela le donne vittime di violenza e un altro libro in scrittura, dedicato alle giovani donne e ai giovani uomini.

Copyright immagine in evidenza: Ufficio Stampa Bibliotheka Edizioni

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