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OLANDA: LA PARABOLA DEL PARTITO DEI PEDOFILI

Quando si sente parlare di Olanda, balzano subito alla mente una serie di caratteristiche e peculiarità, tipiche, della terra dei tulipani, e che hanno a che vedere, principalmente, con la legalizzazione delle droghe e con il sesso libero.

Queste “attrazioni”, mettono quasi in secondo piano, le meraviglie naturalistiche e architettoniche di una nazione, che negli ultimi anni, ha visto un notevole incremento turistico determinato più da viaggiatori alla ricerca di trasgressione che da veri e propri amanti delle bellezze nordiche.

Nonostante il modello olandese venga spesso guardato con sospetto e criticato, soprattutto da nazioni più austere e conservatrici, i dati hanno sempre dimostrato che tale tipo di sistema ha portato non solo a una diminuzione dei reati legati allo spaccio e alla prostituzione, riducendo sensibilmente, il numero dei tossicodipendenti, ma anche a notevoli entrate nelle casse dello Stato che sono servite al mantenimento di uno dei welfare migliori al mondo.

Date queste premesse, non sembra essere una novità, che uno dei Paesi più permissivi e progressisti del globo, tenda ad eliminare ogni sorta di reticenza o tabù sociale, optando per delle scelte, alle volte, possono sembrare discutibili.

Una di queste è senza dubbio la posizione che i Paesi Bassi hanno assunto verso il PNVD, acronimo di Carità, libertà e diversità, partito politico olandese, noto anche come “schieramento dei pedofili”.

Fondato nel 2006 e sciolto nel 2010, il PNVD balzò agli onori della cronaca, più che per meriti politici, per alcune proposte shock, come quella di abbassare a 12 anni l’età legale nella quale i bambini avrebbero potuto avere rapporti sessuali “consenzienti”, e per la richiesta di legalizzare la pedopornografia.

Nonostante fondatori e simpatizzanti abbiano sostenuto che lo scopo del partito fosse quello di massimizzare la libertà degli individui, eliminando ogni forma di censura e favorendo il libero arbitrio, è subito balzata agli occhi, non solo degli olandesi, la pericolosità di queste asserzioni.

La proposta, poi, di consentire ai bambini, partire dai 12 anni, non solo di praticare attività sessuali con persone molto più grandi, ma anche di votare, fare uso di droghe leggere, scegliere autonomamente la propria residenza e giocare d’azzardo, hanno innescato una serie di reazioni a miccia che hanno portato l’opinione pubblica mondiale a chiedersi se, alcune libertà debbano essere limitate.

Altro aspetto preoccupante della questione era dato dalla fedina penale dei tre fondatori del PNVD: Ad Van Den Berg, condannato negli anni ‘80 per abusi sessuali su di un ragazzino di 11 anni e per detenzione di materiale pedopornografico.

Marthijn Uittenbogaard, che con orgoglio si è sempre professato pedofilo,  non nascondendo mai la sua passione per i bambini e  noto per essere tra i fondatori, in Belgio, di un analogo partito e Norbert de Jonge, aspirante maestro elementare e attivista pedofilo.

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Questi tre profili, accostati alle continue e scioccanti dichiarazioni fatte dagli attivisti del PNVD, nel periodo di massima popolarità del movimento, non fecero altro che far aumentare l’apprensione degli olandesi verso persone potenzialmente pericolose e che avrebbero potuto governarli.

Infatti, quando il PNVD presentò nel 2006 il suo programma, un sondaggio rivelò che oltre l’80% degli olandesi chiedeva, a gran voce, che il governo bloccasse il partito prima che si potesse presentare alle elezioni.

Questo incoraggiò la fondazione Soelaas, che da anni si batte in Olanda contro la pedofilia, a chiedere ai giudici di vietare che il partito si riunisse.

La risposta della corte fu emblematica: infatti, nonostante venisse riconosciuta la potenziale pericolosità del PNVD, i giudici affermarono che “considerato che la libertà d’espressione è alla base della democrazia”, anche i membri del partito più discusso dei Paesi Bassi “dovessero aver diritto alla libera riunione”.

Una decisione, questa, che destò molto scalpore, soprattutto fuori i confini olandesi e che portò in molti a chiedersi se l’interpretazione eccessivamente letterale del principio di libertà d’espressione non potesse causare dei rischi per l’incolumità dei bambini.

Forti di questa sentenza, i membri del PNVD, nei mesi successivi, cominciarono a fare vero e proprio proselitismo, balzando da una trasmissione televisiva all’altra, determinati a spiegare le ragioni alla base del loro programma, e creando un sito internet che tenevano costantemente aggiornato.

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Proprio su questo portale, nel 2007, gli attivisti, pubblicarono scatti rubati della principessina Catharina Amalia, 4 anni, figlia del principe Willem-Alexander, suscitando così l’ira non solo della famiglia reale, la quale denunciò Marthijn Uittenbogaard, il quale venne condannato a risarcire tutte le spese processuali, ma anche lo sdegno di tutta l’opinione pubblica olandese, che fu definitivamente determinante per il fallimento del progetto del PNVD.

Infatti, a causa di queste e altre posizioni controverse, il partito si dovette sciogliere nel 2010 dato che non riuscì a raccogliere le firme necessarie per potersi presentare alle elezioni che si sarebbero tenute di lì a poco.

Purtroppo, però, nonostante sulla carta il PNVD non fosse più attivo, molte rimasero le questioni irrisolte.

Infatti, nel 2012, arrivò la sentenza da parte del tribunale di Assen che decretava, in primo grado, lo scioglimento del PNVD, visto che le proposte da loro fatte venivano considerate opposte ai valori della società olandese.

La cosa che destò più scalpore, però, fu che nel 2013, questa sentenza venne ribaltata, dato che secondo la corte di Leeuwarden, il materiale contenuto sul sito del PNVD, ormai “semplice” associazione, non contravveniva in alcun modo alla legge.

Il passaggio della sentenza più emblematico fu quello in cui i giudici,  pur riconoscendo che all’interno del movimento fossero presenti, tra i soci fondatori, tre persone sulle quali gravavano condanne per pedofilia,  il loro agire non poteva essere connesso, a priori, all’attività dell’associazione stessa.

La corte, prima di ritirarsi, affermò che anche se molte delle dichiarazioni fatte dai membri del PNVD, in materia d’infanzia, contravvenivano in modo netto al sistema penale olandese, la nazione, nel corso della sua storia, ha sempre dimostrato di poter fronteggiare qualsiasi tipo di pericolo.

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E così si è conclusa, con un verdetto positivo, la parabola del “partito dei pedofili”, i cui membri, nel corso degli ultimi anni, forti dell’assoluzione del 2013,  sono tornati a riproporre, con più forza e vigore, i loro programmi, organizzando anche veri e propri meeting a metà tra l’informazione e la propaganda.

Un caso emblematico quello della progressista Olanda e di un partito, che nonostante fosse stato etichettato come pericoloso e contrario ai valori e alla morale nazionale, è stato tutelato in virtù della strenua difesa del principio libertà d’espressione, aprendo la strada ad un tragico interrogativo: la libertà di parola deve essere sempre salvaguardata?

 

Valentina Nesi

 

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