The Legend of Zelda Breath of the Wild è il capolavoro dello scorso anno per quanto riguarda l’arte videoludica. Una vera e propria pietra miliare che ci mostra come l’amore tra Zelda e Link superi lo spazio e il tempo.
Quando ci si avvicina alla nuova console della Grande N, Nintendo Switch, non si può fare a meno di iniziare a giocare a quello che è stato il Videogame dell’anno 2017: The Legend of Zelda Breath of the Wild. Quella di Zelda e Link è una storia d’amore che travalica il tempo e lo spazio. Un amore che ritorna nelle ere passate e future per sconfiggere la Calamità Ganon che minaccia il regno di pace e prosperità di Hyrule, di cui Zelda è la principessa. Detta così può sembrare la solita storia dell’eroe che viaggia per salvare la principessa e il suo regno. Per The Legend of Zelda Breath of the Wild, invece, non è affatto così, anche se tante sono state le polemiche a riguardo.
Il climax dell’eroe che salva la principessa è ricorrente in quasi tutti i videogiochi Nintendo. E se l’affermazione è vera su altri giochi come Super Mario Odissey pur essendo ormai un classico della serie, possiamo discuterne su Super Mario Run che sfrutto cliché per dare un punto fermo da cui partire, la si può accettare su The Legend of Zelda e Super Mario Bros. ma muovere questa critica anche su Breath of the Wild ci porta a pensare di aver vissuto un’avventura diversa.
Se è vero che vestiremo i panni di Link (tristemente non più mancino da un bel po’) e se è vero che Zelda è bisognosa d’aiuto, vi invitiamo anche a chiedervi perché ne ha bisogno e a chiedervi cosa sapete su Zelda del mondo di BotW.
Risvegliando lentamente i ricordi di Link scopriamo una principessa giovane e insicura, schiacciata dalla necessità di dimostrarsi all’altezza del suo lignaggio e di imparare a governare le arti magiche prima che la prossima calamità si abbatta sul regno di Hyrule. In continuo addestramento e costantemente tenuta sotto controllo dallo stesso Link, Zelda cerca di fare del suo meglio per preparare l’intero suo popolo ad una minaccia che sembra addirittura non esistere.
Già ricoprire un ruolo diplomatico in un momento di apparente calma prima di una crisi catastrofica e, contemporaneamente, sopportare la presenza di una guardia del corpo (muta), ed esercitarsi costantemente per risvegliare i propri poteri legati alla triforza della saggezza, sono già degli sforzi non da poco per quella che viene descritta come “una principessa da salvare”. Già capiamo come Zelda sia completamente diversa da ogni principessa che siamo abituati a conoscere per ricordi legati alla Disney o ai fumetti dei supereroi.
A questo aggiungiamo che Zelda sacrifica se stessa per salvare Link quando effettivamente la calamità Ganon torna ad infestare le terre di Hyrule, usando tutti i suoi poteri appena risvegliatisi per evitare la morte di quello che è diventato il suo cavaliere e confidente fidato, e che ingaggia da sola una battaglia contro il male incarnato che durerà oltre cento anni!
Non so voi, ma anche noi vorremmo un po’ d’aiuto se fossimo lasciati da soli per cento anni per impedire alla Calamità Ganon, in grado di ridurre il regno in cenere, di muoversi liberamente. È minimo chiedere aiuto a Link una volta percepito il suo risveglio da un sonno lungo un secolo!
Per fortuna, Zelda non si è mai dimostrata meno di una principessa capace e intenzionata a combattere (sempre che Sheik ti dica qualcosa) e il mondo videoludico ha sempre proposto personaggi femminili che non hanno nulla da invidiare alle loro controparti maschili: da Samus a Lara Croft, da Jade a Bayonetta, da 2B a Max e Chloe, tutte sono personaggi che, al pari di Zelda, non sono affatto passive nella loro storia e di certo non incarnano lo stereotipo della principessa.
È proprio in questa ottica che la Principessa Zelda incontra il suo amato cavaliere Link e, in tutte le loro incarnazioni in tutte le diverse linee temporali, i due sono sempre della stessa età quasi a simboleggiare la loro vicinanza che sfocia anche in un rapporto che potremmo definire di amore oltre che di forte rispetto reciproco.
Se anche voi avete letto di come The Legend of Zelda Breath of the Wild continui ad incarnare la solita storiella della principessina indifesa da salvare o se anche voi ne siete convinti, diteci pure se Zelda non ne esca come la donna più forte di Hyrule. Insomma, non aiutarla perché è una donna sarebbe come non aiutare l’intero popolo Gerudo per via del genere delle Vay.
Alessandro d’Amito
Categorie:MetisMagazine
Ho letto,e sono d’accordo,non è come tutte le storie con una principessa da salvare,io non ci ho mai giocato ma sono d accordo con te,non sempre le principesse sono vanitose o altro,Zelda è diversa dalle principesse che conosco.Comunque credo che sarà il prossimo videogame che comprerò.
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