Da sempre, soprattutto nel periodo estivo, siamo abituati ad immergerci negli spettacoli legati alle nostre tradizioni, che possono variare da regione a regione, che siano culinari, musicali o popolari nell’accezione più ampia del termine, sul nostro profondo sud.
E se in questo melting pot di consuetudini trovassimo una contaminatio lontana lontana come quella brasiliana?
In una location suggestiva come quella dei calanchi pisticcesi, in Basilicata, in una notte di luna piena di inizio Agosto, incontriamo loro: gli Yarákä.
Chi sono?
Un ensemble che nasce in Puglia, composto da 5 musicisti esperti che si pone come obiettivo la ricerca del più profondo e intimo aspetto della saudade della musica popolare brasiliana traducendola in musica.
Il progetto nato dall’idea del maestro Gianni Sciambarruto (chitarra berimbau) decide di affrontare questo percorso di ricerca musicale sugli aspetti acustici e nascosti della musica afrobrasiliana.
L’ensemble Yaraka, oltre al maestro Sciambarruto, è costituito da Virginia Pavone (voce e percussioni), Marco La Corte (flauto, voce e percussioni), Mirko Sciambarruto (violoncello), Antonio Oliveti (percussioni etniche).
Metis Magazine li ha intervistati per voi.
Come e quando ha origine il vostro progetto musicale?
Il progetto nasce nel 2015 dall’amore del nostro chitarrista Gianni Sciambarruto per la musica brasiliana. All’inizio abbiamo esplorato il repertorio tradizionale Bossa nova (un genere musicale nato in Brasile alla fine degli anni ’50 n.d.r.) per poi renderci conto e scoprire che questa cultura è frutto di un intenso processo di contaminazioni, dandoci lo spunto per scrivere brani che siano affini anche alla nostra cultura più prossima (quella mediterranea), uniti dalla comune matrice ritmica africana.
Yarákä è il singolare nome che avete scelto per il vostro ensemble. Cosa significa?
Che cosa vi affascina di più della musica brasiliana e perché avete scelto proprio l’influenza culturale del Brasile come punto di partenza?
La musica brasiliana, come in generale tutte le culture sudamericane, sono frutto di una storia tragica da un certo punto di vista (la schiavitù, la colonizzazione ecc.) ma c’è di positivo che tante culture diverse hanno avuto modo di incontrarsi, musicalmente succede che i ritmi africani si mescolano con le melodie europee e i canti dei nativi americani, qualcosa di incredibile!
Sono ormai 5 anni che vi esibite davanti ad una platea sempre più vasta. C’è un episodio che vi ha particolarmente emozionato in questi anni che coinvolge il pubblico?
Ogni volta è un’esperienza nuova, è fantastico notare come ci sia apprezzamento in generale nonostante il nostro sia un genere di ricerca e “di nicchia”. Il concerto nei Calanchi pisticcesi, per esempio, è stata un’esperienza nuova perché completamente in acustico e in una location incredibile; l’atmosfera che si crea con un pubblico veramente attento è entusiasmante.
Qual è il brano che più amate ed è amato dai vostri ascoltatori?
Quali sono le tappe previste per il tour estivo?
Il tour estivo di quest’anno è stato organizzato in poco tempo causa Covid; per esempio, il 29 Agosto saremo a Corigliano d’Otranto (LE) e il 3 Settembre a Rutigliano (BA). Saranno date entusiasmanti perché anche questa volta suoneremo in location molto belle.
Potete svelarci qualcosa sui prossimi progetti?
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