Montmartre, simbolo e icona della Belle Époque, è uno dei quartieri più famosi di Parigi, il più caratteristico della città, frequentato quotidianamente da turisti provenienti da tutto il mondo che amano avventurarsi a piedi tra stradine, vicoli e scalinate alla scoperta di profumi, sapori, musica e artisti che riempiono di vita questo angolo della capitale.
Il quartiere di Montmartre fino al 1860 era un villaggio di campagna ricco di mulini e tantissime vigne che producevano vino, una zona della città dove non si pagavano le tasse, una specie di ghetto che Napoleone III trasformò in un “arrondissement” di Parigi e che molti artisti bohémien, tra cui Picasso, Modigliani, Van Gogh, Toulose Lautrec, Pissarro, con la loro creatività, decisero di rendere un luogo vivace , frizzante e creativo. Montmartre si trova su una “butte”, una collina di 130 metri di altezza che ha due anime, da una parte Pigalle, dove regnano i locali notturni e i cabaret tra i quali il famosissimo Moulin Rouge, dove nacque il ballo del can can, e dall’altra la Montmartre più bohémien che si raggiunge dopo una ripida salita di 197 scalini e che si apre su Place du Theatre, la piazza più fotografata del quartiere ricca di atelier di artisti, ristoranti e caffè.
Sulla vetta della collina di Montmartre si trova la Basilica de Sacré Coeur uno dei simboli di Parigi, chiamata anche “santa meringa” per via della sua originale costruzione, dove si può godere di una vista mozzafiato della città e da cui si può raggiungere, tra sfarzosi palazzi e magnifiche ville lungo la rue Junot, il cimitero di Montmartre dove riposano Sartre, Maupassant, Baudelaire e numerose celebrità. Montmartre è oggi conosciuto anche come il quartiere dei divertimenti notturni, tra Place Pigalle e Place Blanche accecanti luci al neon, locali di streep-tease e sexy-shop rendono l’atmosfera alquanto trasgressiva rispetto al passato quando i primi cabaret erano semplicemente luoghi dove scrittori, pittori e poeti si incontravano per parlare di arte bevendo vino e assenzio, tra fumo di sigari e pipe.
Era il 1881 quando ai piedi della collina di Montmartre nasce Le Chat Noir, il primo cabaret destinato a diventare famoso tra gli artisti e la Parigi del tempo, il teatro d’ombre, un locale raffinato ed elegante, un vero e proprio circolo letterario la cui caratteristica era l’affascinante connubio tra arte e vino. Il fondatore de le Cabaret du Chat Noir fu un pittore e imprenditore parigino Rodolphe Salis, un irriverente sbruffone “che non rispettava niente e nessuno”, così si diceva di lui, infatti gli piaceva affermare: «Dio creò il mondo, Napoleone la Legion d’Onore, ma io ho creato Montmartre».
Le Chat Noir era inizialmente un angusto ufficio postale dismesso, misurava 3 metri per 4 e in tutto poteva ospitare al massimo una trentina di persone, ma durante la bella stagione era possibile sfruttare la terrasse, ossia il marciapiede che costeggiava il boulevard, opportunamente ingombrato di sedie e tavolini; arredato con gusto eclettico d’ispirazione medievale-rinascimentale, pare infatti ci fossero un cranio umano e un corvo che secondo alcune testimonianze sarebbe stato vivo, Le Chat Noir proponeva spettacoli che facevano ridere il pubblico, tra un’esibizione e l’altra di un poeta e uno chanssonier, il tutto accompagnato da un pianoforte, novità assoluta per i cabaret; simbolo dell’arte e della Bohème alla fine del XIX secolo, fu un luogo d’incontro di idee e progetti, di artisti e aristocratici che hanno fatto la storia e la fama del cabaret più rivoluzionario della capitale, qui si esibirono artisti come Paul Delmet, Erik Satie e Claude Debussy, si potevano incontrare il pittore Adolphe Willette, gli chanssonnier Aristide Bruant e Jules Jouy, l’umorista Alphonse Allais e i poeti Charles Cros, Albert Samain, Paul Verlaine, Jean Richepin e molti altri.
Narra la leggenda che, durante i lavori, un gatto nero che si aggirava spesso sul marciapiede tra la polvere e gli attrezzi, venne adottato e insignito dell’onorevole titolo di mascotte del nuovo cabaret di boulevard de Rochechouart donandogli presto il nome e diventando così protagonista della famosa insegna affissa alla porta del cabaret e di una locandina, opera del più “gattofilo” degli artisti di Montmartre, Théophile-Alexandre Steinlen, soprannominato proprio “le roi des chats”, il re dei gatti, sempre presente alle serate dello Chat noir.
Nel corso degli anni Le Chat noir fu situato in tre diversi indirizzi, purtroppo, in nessuno di questi tre luoghi resta più alcun segno originale del cabaret che vi fu ospitato, quello che rimane di lui sono posters, sottobicchieri, stampe, magliette e la famosa locandina della tournée dello Chat Noir che oggi decora i più venduti souvenirs di Parigi e le nostre case al ritorno dal viaggio. La sagoma scura di un gatto su uno fondo dorato, dal pelo ispido e dai grandi occhi gialli appare quasi come un’animale sacro, enigmatico e beffardo, il gatto nero affonda gli artigli nel rosso del basamento, su cui spicca la coda elegantemente arricciata, ed è questa l’immagine che rimane impressa del cabaret che ha fatto la storia di Montmartre.
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