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LA RIVOLUZIONE DEMOCRATICA DEL 1989 TRA OCCIDENTE E ORIENTE

L’anno 1989 è un anno particolarmente interessante per la storia dell’umanità e per le conquiste che ne sono derivate in termini di diritti e libertà umane; e se da un lato e per alcuni versi, almeno per quel che concerne gli intenti rivoluzionari e la voglia di giustizia, il 1989 accomuna la storia d’Occidente con quella d’Oriente, d’altro canto segna un distacco ancor maggiore tra due realtà storiche e culturali così diverse, che diventano irrimediabilmente ancor più distanti di quanto non si possa immaginare.

Siamo nell’epoca in cui in Europa si assesta un duro colpo di piccone all’ortodossia comunista; siamo nell’epoca in cui Gorbaciov, il leader sovietico (russo dal 1992) fautore di grandiose riforme in ambito politico, partitico e dell’affermazione dei diritti della persona – tanto da guadagnare il premio Nobel per la pace nel 1990 – conferì una corposa accelerazione al processo di riforme e rinnovamento che contraddistinse quell’epoca.

Il Sindacato di lavoratori Solidarność, nato nel 1980 in Polonia a seguito delle proteste e degli scioperi dei cantieri navali di Danzica, ottenne riconoscimento ufficiale come movimento politico proprio nel 1989, partecipando alle elezioni parlamentari di quell’anno ed ottenendo una schiacciante vittoria, stimolando così la nascita di rivoluzioni pacifiche negli altri paesi del blocco comunista.

solidarnosc

Nel 1989 scoppia anche la crisi in Germania, quella crisi epocale che dopo ben ventotto anni di separatismi e discriminazioni, di persecuzioni e fucilazioni di coloro che tentavano di travalicare la linea di demarcazione tra Germania Est e Germania Ovest, porterà alla “caduta” del muro di Berlino il 9 novembre 1989.

La barriera di cemento armato costruita nel 1961, nel tentativo di far passare l’idea che fosse un muro antifascista, ma che in realtà malcelava l’intento di creare uno sbarramento fisico sorretto al fine di impedire l’ingresso dei tedeschi dell’Est (assoggettati al dominio sovietico) nella Germania dell’Ovest, fu presa d’assalto e scavalcata da decine di migliaia di persone che festeggiarono pacificamente, radunandosi in cortei, il cessare della Guerra Fredda tra paesi capitalisti e socialisti, da sempre emblematicamente rappresentata dalla linea di frontiera costituita dal muro di Berlino.

Brani musicali quali Futura di Lucio Dalla, After Berlin di Neil Young, Wind of Change degli Scorpions, Good Bye Lenin di Yann Tiersen esprimono in note e testi la magia del momento, l’emozione di potersi finalmente sentire tutti cittadini di uno stesso Stato e liberi di poterlo percorrere in lungo in largo e da una parte all’altra.

Il 1989 segna ancora l’abbattimento del sistema totalitario in Cecoslovacchia, dopo la destituzione del capo di governo Husok e dopo che forze politiche e sindacali alternative al partito comunista furono riconosciute ufficialmente; allo stesso modo in Bulgaria nello stesso anno fu abolito il partito-guida e così via dicendo in tutto il mondo occidentale si andò via via affermando un’aria nuova che portò all’adozione – in modo sostanzialmente pacifico – di principi democratici.

Un emblematico ed emozionante esempio di manifestazione pacifica organizzata in vista della conquista dell’indipendenza fu quello che il 23 agosto del 1989 vide oltre due milioni di persone prendersi per mano e creare una catena umana, meglio nota come Baltic Way, che congiungesse la città di Vilnius a quella di Tallin, passando per Riga. Tutti uniti nel desiderio di indipendenza e libertà da un padrone che non era più gradito ospite.

baltic way

Con questa singolare e spettacolare manifestazione pacifica e dall’eclatante valore simbolico, gli abitanti dei tre Stati baltici – Lituania, Lettonia ed Estonia – intesero rivendicare la loro indipendenza dall’Unione Sovietica, processo che fu portato a termine con la definitiva conquista dell’indipendenza dall’URSS nel 1991.

La rivoluzione democratica del 1989 fu clamorosa per l’Occidente perché segnò davvero il passaggio ad una nuova epoca.

Non altrettanto accadde, invece, nel mondo orientale. Eloquente in tal senso è il caso della Cina dove già nel 1978 era stato avviato un processo di liberalizzazione economica che permise l’istituzione di alcune zone franche (specie nelle parti costiere del Paese) dove fosse possibile impiegare i capitali stranieri, con conseguente apprezzabile aumento del commercio estero.

Ciò aveva costituito oggetto di aspre discussioni tra l’apparato governativo ed il Partito unico, al punto da lasciar presagire una crisi politica di portata epocale.

Nella primavera del 1989 alcuni gruppi di studenti dell’Università di Pechino occuparono la Piazza Tienanmen per dar luogo ad una serie di manifestazioni pacifiche volte ad inneggiare ad una necessaria politica di riforme.

tienanmen

Furono giorni di agitazione che purtroppo sfociarono nella più violenta repressione; l’eco delle manifestazioni dei corpi studenteschi cinesi fu inverosimile e fece il giro del mondo, complice anche il fatto che a Pechino in quegli stessi giorni erano accorsi numerosissimi giornalisti da tutto il mondo per via della visita di Gorbaciov, finalizzata a porre fine alle ostilità politiche tra Cina e URSS.

I giovani contestatori avevano dalla loro l’appoggio del Segretario del partito comunista, il leader Zhao Ziyang, ma ciò non li risparmiò dal soffocamento della dura repressione azionata dalle altre forze ed autorità del Partito medesimo, che estromisero e sconfessarono il segretario e leader Ziyang e portarono nella piazza truppe corazzate che aprirono il fuoco sui manifestanti e fecero indistintamente strage dei presenti.

Non si conosce bene, ancora oggi, il numero delle vittime della sanguinolenta carneficina, ma alcune fonti ufficiose hanno stimato che nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 giacevano in terra, sul selciato della piazza Tienanmen, almeno un migliaio di corpi di studenti, vittime innocenti della violenta repressione…e del loro desiderio di rinnovamento; molti altri studenti furono arrestati, torturati o costretti a fuggire per scampare alla brutalità della risposta del governo, che giustificò il suo operato demonizzando la protesta pacifica posta in essere dagli studenti della capitale e additandola come un atto controrivoluzionario ai danni del Paese.

In realtà la Cina non fu l’unico teatro di violenze in occasione delle riforme democratiche del 1989; un’analoga sorte toccò anche ad uno dei paesi occidentali dell’Europa dell’Est; la crisi dell’ideologia comunista sfociò nel sangue anche in Romania; questo Paese faceva un po’ caso a sé, in quanto il comunismo rumeno era più un regime di ispirazione marxista e di gestione personalista del potere, eloquentemente rappresentato dalla feroce dittatura del leader Nicolau Ceaucescu e della sua famiglia, che non esitavano a spargere sangue e terrore in risposta a qualsivoglia forma di dissenso opposto al loro regime.

La sommossa popolare contro il regime di violenza e calpestìo dei più basilari ed elementari diritti umani ebbe inizio a Timisoara nel dicembre del 1989, ove la popolazione si schierò dalla parte di un coraggioso pastore calvinista che subiva minacce e ritorsioni a causa delle sue affermazioni considerate in contrasto con il regime dittatoriale di Ceaucescu.

Nonostante la repressione messa in atto nella cittadina della Transilvania fosse durissima, la protesta si estese presto ad altre città della nazione, fino ad arrivare a Bucarest, dove i manifestanti si impossessarono della stazione televisiva e riuscirono a diffondere in tutto il mondo il loro messaggio di dissenso e di opposizione alla dittatura; la sanguinosa lotta contro il potere vide i diritti umani e le ragioni del popolo avere la meglio sul leader politico, che fu processato per crimini contro lo Stato, genocidio e distruzione dell’economia nazionale, condannato a morte per le sue brutali rappresaglie e fucilato alcuni minuti dopo l’emanazione della sentenza di condanna insieme a sua moglie Elena. Era il 22 dicembre del 1989. In Romania dopo ventiquattro anni di orrore e terrore potè attecchire uno speranzoso sentimento di rinnovamento.

esecuzione ceaucescu

Fu così che si concluse l’Autunno delle Nazioni tra proteste in alcuni casi pacifiche, in altri casi violente, che riuscirono a sovvertire ovunque il regime comunista.

Non è un caso che il movimento di liberazione dal regime comunista prenda questo nome, a voler rinvangare in un certo qual modo gli eventi rivoluzionari del 1848, meglio noti come Primavera delle Nazioni.

Vi lascio con l’eloquente pensiero di un autore della letteratura classica, che ha definito la rivoluzione conferendole un significato di portata universale; Aristotele ci insegna che “Gli inferiori si ribellano per poter essere uguali e gli uguali per poter essere superiori. È questo lo stato d’animo da cui nascono le rivoluzioni”.

 

 

 

 

Copyright foto: http://www.noisiamofuturo.it/2017/05/26/il-muro-di-berlino/

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