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LA SCRITTURA E LA CATARSI – STORIE DI REDENZIONE E CONTAMINAZIONE

Spesso l’arte redime ma, molto più spesso, essa condanna.

La scrittura è una delle forme artistiche che più ci fa comprendere quanto il confine tra salvezza e dannazione sia così tanto labile. Il perché è semplice da spiegare. Gli scrittori spesso utilizzano la scrittura come un mezzo espressivo volto alla catarsi, cioè a far sì che il dolore, la disperazione, assumano forme umanamente accettabili. Insomma, per rielaborare un lutto, un dolore, qualcosa di incomprensibile e indicibile.

Molto più spesso, però, la scrittura è totale perdizione. Questa teoria ha anche un fondamento psicologico, infatti Mc Adams ha individuato due fondamentali modi di raccontarsi: le persone tendono raffigurarsi attraverso “redemptive stories“, storie di redenzione, o “contamination stories“, storie di contaminazione. Le “storie di redenzione”, tendono a raccontare per lo più passaggi esistenziali che da un punto basso svoltano a una realtà migliore, mentre chi invece si raffigura attraverso “storie di contaminazione” fa il contrario, cioè dà di sé ritratti che da un apice esistenziale positivo cambiano in peggio.

In letteratura ci sono tantissimi esempi a riguardo, da Dostoevskij a Vonnegout, ma oggi vogliamo concentrarci su storie meno conosciute e forse più emblematiche. Esperimenti letterari propri dello sperimentalismo novecentesco.

Una storia su tutte e che fa parte delle storie di contaminazione è sicuramente l’esperienza artistica di William S. Burroughs. Lo scrittore statunitense, noto per i suoi romanzi Il Pasto Nudo e La Scimmia Sulla Schiena, nasce nel 1914 e le sue prime opere sono state pubblicate già in età matura. La Scimmia Sulla Schiena è, infatti, del 1953 e racconta la perdizione dell’autore attraverso l’uso sconsiderato di droghe come morfina ed eroina. Burroughs razionalmente ed obbiettivamente annota la sua esperienza di tossicomane in genere, da medico, da antropologo, per testare gli effetti delle droghe ed osservarne i risultati. Un libro che vorrebbe essere una ricerca scientifica e che si rivela essere, invece, uno dei romanzi più accattivanti circa le storie di perdizione, tanto care alla Beat Generation.

Altro libro che rientra nelle contamination stories è certamente Stoner di John Williams. Apparentemente questo libro racconta la vita, normale e piatta, di un professore universitario, un inetto di sveviana memoria. Rientra nelle storie di contaminazione poiché il protagonista, partendo da una situazione più o meno normalizzata e normalizzante, non esplora, non si redime, rimane uguale a se stesso pur essendo un personaggio con uno spessore psicologico notevole, uno dei personaggi meglio riusciti della letteratura del novecento. William Stoner è, scrive sul New Yorker, l’anti-Gatsby, che incarna, nonostante la brutta fine, il mito americano e che grazie a energia e forza di volontà riesce a ottenere successo e dominare la realtà circostante. Al contrario di Jay Gatsby, circondato da mistero, carisma e opulenza, la virtù principale di Stoner è la resilienza, cioè la capacità di sopportazione portata agli estremi.

Tante, però sono anche le storie di redenzione, anzi, esse sono, per così dire, più comuni rispetto alle prime.

La letteratura pullula di romanzi in cui la redenzione arriva attraverso le più svariate forme. Un romanzo che abbiamo riletto ultimamente con occhi nuovi e una nuova concezione della realtà e che funge da esempio per le storie di redenzione è certamente Ultime Lettere di Jacopo Ortis. Il romanzo epistolare di Ugo Foscolo ci regala uno spaccato realistico di un’Italia napoleonica e perduta. La storia di Jacopo ci arriva come una redenzione eccezionale, una catarsi che si esprime e realizza nella morte dello stesso. Il protagonista, da giovane rivoluzionario diviene un uomo nuovo. Sui Colli Euganei ha la manifestazione dell’amore e che le passioni per le quali vuole e deve vivere non solo altro che mere illusioni. Il gesto estremo del suicidio per Jacopo Ortis è solo la realizzazione di una catarsi necessaria. La liberazione dalle sofferenze di una vita ingiusta ed estrema. Della patria e dell’amore non rimane più nulla, e tutto lo riconduce alla morte necessaria e sublime.

Tantissime, però sono le storie che ci raccontano le grand vite di personaggi immaginari. Tantissimi sono i risvolti psicologici e la profonda ricerca stilistica e mentale di chi ci ha regalato capolavori universali, i grandi classici che vanno letti e riletti per comprendere quegli oscuri desideri che sono la redenzione e la perdizione.

 

 

 

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