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ÉDOUARD MANET: IL CONTROVERSO PRE-IMPRESSIONISTA

Il 30 Aprile del 1883 moriva Édouard Manet, artista che ha contribuito a rinnovare il linguaggio figurativo moderno con opere come “Colazione sull’erba” e “Olympia”, dipinti che all’epoca furono oggetto di  scandalo tra i contemporanei.

L’artista fu spesso accomunato alla corrente Impressionista, pur stando sempre attento a non essere etichettato come tale, rifiutandosi perfino di partecipare alle mostre collettive degli altri maestri dell’epoca.

Ma, nonostante il suo manifesto distacco verso il movimento, egli è ad oggi considerato come colui che ha contribuito alla sua nascita.

Cercò, da sempre, di trovare uno stile personale ed unico. Pur essendo stato un pittore poco incline alle posizioni avanguardistiche. Manet voleva giungere al rinnovamento della pittura operando all’interno delle istituzioni accademiche. Motivo per cui non volle mai essere accomunato agli Impressionisti.

Dal 1850 al 1856 studiò presso il pittore accademico Couture, pur non condividendone gli insegnamenti e l’impostazione, eccessivamente classica, con cui il maestro dipingeva i soggetti dei suoi quadri.

Viaggiò molto in Italia, Olanda, Germania, Austria, studiando soprattutto i pittori che avevano scelto il linguaggio tonale quali Tiziano, Giorgione, gli olandesi del Seicento, Goya e Velazquez. Sulla definizione del suo stile, ebbe notevole influenza, anche la conoscenza delle stampe giapponesi e l’assenza di tridimensionalità.

Manet decide di rompere gli schemi dell’arte pittorica tradizionale dipingendo i suoi soggetti in pose quotidiane, per ottenere una resa più realistica. Disegna le figure con decise linee di contorno e abbandona la ricerca dei volumi eliminando i toni cromatici intermedi e i chiaroscuri, accostando colori puri.

Il desiderio di Édouard Manet è affermarsi nel mondo artistico ufficiale, quello del Salon e quasi ogni anno presenta alcune sue opere alla giuria, non sempre accettate. Nel 1861 viene esposto, per la prima volta il suo dipinto “Il chitarrista spagnolo”, che riscosse molto successo tra la critica.

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“Il chitarrista spagnolo”, Manet. Metropolitan Museum of Art, New York

Solo qualche anno dopo, nel 1863, sconvolse gli spettatori e l’opinione pubblica con una delle sue opere più famose: “La colazione sull’erba”. L’opera viene rifiutata con decisione dagli accademici, ma trova spazio nel Salon des Refusés,  lo spazio espositivo che Napoleone III aveva messo a disposizione degli artisti respinti dal Salon ufficiale.

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“La colazione sull’erba”, Manet. Musée d’Orsay, Parigi

Abbandonando del tutto gli strumenti classici, realizza un quadro con macchie di colori puri e stesi uniformemente, che osservato ad una distanza non troppo ravvicinata mostra una simulazione spaziale ben precisa.

Negli stessi anni  comincia a frequentare l’ambiente degli artisti parigini che si riuniscono al Café Guerbois e alla Nouvelle Athènes. Sperimenta la pittura “en plein air” con Monet e Renoir, guadagnando con la frequentazione dei colleghi impressionisti, toni più luminosi per la sua pittura.

Manet continua a sconvolgere tutti con le sue opere, è la volta dell’“Olympia”, ispirata alla “Maya Desnuda” di Goya.

Ciò che suscitò più scalpore è che la donna dipinta indossa degli accessori che la riconducono al mondo della prostituzione, come l’orchidea che ha tra i capelli, il braccialetto e gli orecchini di pelle, o il nastro nero legato al collo. Inoltre, il nome Olympia, era uno pseudonimo molto in voga tra le prostitute dell’Ottocento.

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“Olympia”, Manet. Musée d’Orsay, Parigi

A posare per lui è la modella Victorine-Luise Meurent, una delle muse ispiratrici del pittore. È sempre lei a posare per il famoso dipinto Il pifferaio”, realizzato nel 1866. Tutto questo clamore rende l’artista persona poco gradita al Salon che rifiuta le sue opere.

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Il pifferaio”, Manet

Dal 1873 in poi, sono evidenti nei suoi quadri le influenze della pittura impressionista. Il tocco diviene più simile a quello del collega Monet, così come la scelta di soggetti urbani rientra appieno nella poetica dell’impressionismo. Tuttavia, l’artista conserva sempre una maggior attenzione alla figura e continuerà sempre ad utilizzare il nero come colore, cosa che gli impressionisti non fecero mai.


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