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4 DICEMBRE 1980: QUANDO LO SCIOGLIMENTO DEI LED ZEPPELIN SCONVOLSE IL MONDO DELLA MUSICA

Il 4 dicembre 1980 il mondo della Musica viene sconvolto da un comunicato ufficiale inaspettato e netto: i Led Zeppelin hanno appena deciso di sciogliersi.

 «Desideriamo rendere noto che la perdita del nostro caro amico e il profondo senso di rispetto che nutriamo verso la sua famiglia ci hanno portato a decidere – in piena armonia tra noi ed il nostro manager – che non possiamo più continuare come eravamo».

Le motivazioni di questa rottura non sono legate a divergenze artistiche o caratteriali, così come succede ad altri gruppi (i Beatles o i Guns ‘N Roses, ad esempio) ma hanno contorni ben più sofferti: l’impossibilità di ritornare a suonare senza John Bonham, il formidabile batterista della band, morto pochi mesi prima a soli 32 anni durante una session di prove nella villa di Page a Windsor, soffocato dal suo stesso vomito dopo una colossale sbronza.

Con questo comunicato ufficiale si disperde, insomma, una di quelle band che hanno davvero fatto la Storia del pentagramma: quattro fantastici musicisti capaci assieme di produrre alcune tra le più belle canzoni del rock al ritmo dell’energia vitale del Bonzo, dell’elegante semplicità di John Paul Jones, dell’ipnotica chitarra di Jimmy Page e, ovviamente, dell’ammaliante voce di Robert Plant.

Led Zeppellin, 1972 (Copyright immagine)

Dopo lo scioglimento, i tre componenti scelgono di intraprendere carriere soliste, riunendosi solamente nel 1988 in occasione dei 40anni della casa discografica Atlantic, con alla batteria Jason, il figlio di Bonzo e nel 2007, sul palco della 02 Arena di Londra, occasione in cui viene anche registrato e pubblicato l’album Celebration Day che raccoglie l’ultimo show della leggendaria band inglese.
Più riluttante a riformare il gruppo per delle nuove reunion Robert Plant, che non ha mai del tutto superato la camminata del suo migliore amico John lungo la scala per il paradiso.
Nonostante lo scioglimento, i Led Zeppelin rimarranno una delle band più importanti del XX secolo ( The biggest band of the seventies, come li ha definiti qualcuno), gli unici in grado di saper spaziare dalla psichedelia al blues, dal rock ‘n’ roll al folk, dal progressive al soul con facilità estrema e una bravura a dir poco impressionante, quelli che hanno collezionato centinaia di dischi d’oro e di platino senza voler usare il 45 giri, nel disprezzo più assoluto della logica delle hit parade.

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