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EBRU TIMTIK MUORE DI FAME NELLE CARCERI DI ISTANBUL. LO STATO TURCO È COLPEVOLE

Ha fatto il giro del mondo, di recente, la notizia della morte di Ebru Timtik, l’avvocato e attivista turca di origine curda impegnata nella difesa dei diritti umani, che fu arrestata e condannata con l’accusa di far parte di un gruppo considerato terrorista da Ankara.

Ha destato grande scalpore il fatto che Ebru Timtik sia morta in carcere dopo duecentotrentotto giorni di sciopero della fame, perorando la richiesta – rimasta inevasa – di ottenere semplicemente un processo equo.

La donna faceva parte di un gruppo di avvocati impegnati nella difesa di casi politicamente sensibili, tutti esponenti di associazioni progressiste attive in Turchia, arrestati nell’autunno del 2017 perché ritenuti colpevoli di avere legami con un movimento di estrema sinistra considerato di matrice terroristica dal governo turco.

A seguito dell’arresto gli avvocati e attivisti furono processati in modo sommario e, pur in assenza di prove concrete circa la matrice terroristica delle loro attività, furono condannati a pene detentive particolarmente dure.

In particolare Ebru Timtik aveva difeso la famiglia di Berkin Elvan, un ragazzo morto per le lesioni patite a seguito della repressione del movimento di protesta scoppiato nel 2013 presso il Gezi Park di Istanbul; ancor prima si era occupata della morte per tortura dell’attivista Engin Ceber deceduto nel 2008 mentre era in custodia delle forze di polizia, e ancora aveva avuto un ruolo attivo in occasione del disastro di Soma che vide oltre trecento minatori perdere la vita.

L’avvocato Ebru Timtik fu condannata a più di tredici anni di carcere e al momento della sua morte, occorsa il 27 agosto 2020, la sua richiesta di appello avverso la sentenza che l’aveva giudicata colpevole, risultava ancora in sospeso, pur essendo stata presentata quasi un anno prima, nell’ottobre del 2019.

Ebru Timtik è morta nelle carceri di Istanbul dopo 238 lunghissimi giorni, nel corso dei quali ha maturato la consapevolezza di dover accettare le nefaste conseguenze di una decisione estrema, che si innalzava come un grido di libertà e di giustizia. Ebru Timtik è morta che pesava poco più di trenta chili e la sua memoria, anche dopo la sua morte, è stata nuovamente infangata da coloro che, in Turchia, suo paese natale, hanno inteso reprimere un movimento di protesta levatosi in suo onore per proclamarne il coraggio.

A Ebru Timtik e tutti coloro che come lei lottano, anche da soli, per i diritti di tutti va il nostro accorato pensiero.

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