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L’ARTE INTUITIVA OGGI: INTERVISTA A PERÊ LIMA

L’ arte in Perê Lima è un campo sconfinato e fluviale di indagine e ricerca.

Attraverso le linee guida della geometria, l’artista brasiliano è in grado di costruire un ponte verso la Grazia, una zattera d’inchiostro per toccare il territorio franco degli spiriti.

Nei suoi disegni si possono sentire gli echi dei tamburi di popoli antichi, di linguaggi segreti e di cosmiche armonie.

Oggi l’abbiamo intervistato per voi.

Quali sono le origini della sua Arte intuitiva? E cos’è per lei l’Arte oggi?

Chiamo la mia arte ‘intuitiva’ perché è dall’intuizione che tutto ha origine.
Intuitivo è la parola che credo meglio esprima quello che succede quando entro in uno stato di creazione.
Non parto da un’idea o da un concept, non ho piano predefinito, mi sento ‘guidato’ da una forza autentica che prende diverse forme, momento per momento, centimetro per centimetro sulla carta.
Posso stare ‘dentro’ il disegno per 6-7 ore di filato e per giorni di seguito, è uno stato meditativo e di estrema libertà.
Io sono un autodidatta, non ho una carriera di studi artistici alle spalle, ho realizzato e venduto gioielli per molti anni, quindi conosco il lavoro con la ‘materia’, prima era l’argento, ora sono intuizione, carta e inchiostro.
Non so dire come sia il panorama dell’arte oggi, ma di sicuro l’arte è sempre un campo di infinite possibilità dove ci sono universi da svelare, e spero che ci siano sempre più opportunità di sostegno per chi fa arte e per chi la divulga.


Come avviene l’ideazione e la realizzazione di una sua opera?

Di solito non scelgo un tema specifico per iniziare a disegnare.
Nel caso della mia serie di lavori sugli Orixà, le divinità della religione afrobrasiliana del Candomblè, ho un approccio che trovo efficace per poi cominciare a creare.
Per giorni cerco di entrare in vibrazione con quella storia, studiando le leggende relative, ascoltando le musiche rituali dedicate a quella divinità, lasciando che l’inconscio assorba l’ancestralità che le attraversa.
Per chi non ne abbia mai sentito parlare, il Candomblé è una religione di matrice africana molto presente in Brasile, e anche a Cuba, Haiti, nei paesi in cui gli africani sono stati deportati in massa.
A seconda del tipo di divinità e quindi di ‘energia’ a cui mi approccio, mi preparo anche fisicamente e spiritualmente, rinunciando per esempio a pratiche ritenute ‘impure’: il sesso, il consumo di alcol, il consumo di alcuni cibi.
Allontano pensieri oscuri e lascio che fluiscano l’inchiostro e la creatività.
Per altri soggetti, mi lascio portare momento per momento dall’ispirazione, ma in generale cerco dentro di me, e quello che viene fuori il più volte non so nemmeno bene cosa sia, lascio solo fluire queste forme che alla fine sono molto geometriche, armoniose… almeno così mi dicono i miei estimatori!

(Copyright immagine)

Moltissime delle sue opere sono in bianco e in nero, ci spiega perché?

Uno dipende dall’altro per esistere, io trovo un’evidente armonia tra il bianco e nero. Le opere, i disegni in bianco e nero hanno una forte immediatezza, generano una sensazione di piacevolezza allo sguardo.
Io, essendo dalla parte di chi crea, vivo un piacere nel generare forme in bianco e nero, quindi spero che arrivi la stessa vibrazione a chi guarda! Molti credono che i disegni siano frutto di grafica digitale ma no, è tutto frutto della mia mano.
Certo ho una produzione anche di stampe artistiche e serigrafiche, ma che derivano dai disegni originali china su carta. Il perché di questa doppia produzione? Ho sempre voluto che chiunque volesse, potesse comprare un mio lavoro. E le riproduzioni consentono questo, visto che i costi degli originali sono più alti a causa dei tempi di realizzazione molto lunghi, che vanno dai 6 ai 30 giorni (per i disegni grandi). Da qui nasce la produzione di stampe artistiche e serigrafie, e sono molto soddisfatto della resa, e il fatto che la mia arte sia prevalentemente in bianco e nero, favorisce che anche queste siano prodotti artistici di livello, molto simili agli originali e accessibili a tutti.

Attualmente vive a Cagliari ma è brasiliano.  Cosa significa per lei, a livello emozionale e anche creativo, provare a far coesistere lo spirito di due terre così diverse?

Io sono per l’essere umano, non amo le bandiere! È impossibile paragonare la realtà in cui vivo da quella da cui provengo, mi sento sempre pronto per il nuovo, il diverso, quindi sono a mio agio qui in Sardegna, ma non sento di essere radicato, non lo sarò mai davvero, ho molto da vedere, imparare e vivere in altri posti.
Nel mio fare arte, però, risento moltissimo delle energie dei luoghi in cui vivo, e questa terra ancestrale ha per esempio stimolato moltissimo la mia creatività, relativamente al suo patrimonio archeologico e in particolar modo nuragico. Infatti ho sentito di rendere omaggio ad alcuni capolavori di questa antica e misteriosa civiltà, mi hanno affascinato le forme animali e morbide delle imbarcazioni nuragiche, di cui rimangono solo manufatti in bronzo o gli straordinari Giganti di arenaria ritrovati nella località di Monti Prama. Cosa amo di questa terra? L’ancestralità, il mistero, le sue tradizioni complesse, la sua natura selvaggia, rocciosa, piena di contrasti, che si ritrova in alcuni dei miei disegni.

Infatti ho notato che c’è molta natura nei suoi disegni… da dove arriva?

Sono nato in un villaggio nello stato di Parà nel centro della foresta amazzonica brasiliana. Nei primissimi anni della vita, davanti a casa avevo il fiume e dietro casa c’era la giungla, proprio quella a cui voi europei guardate con paura e attrazione, e giungla non vuol dire solo una natura rigogliosa, ma centinaia di uccelli canori, animali stranissimi, pesci di tutte le forme, cieli immensi.
Poi sempre da piccolo, la mia famiglia si è trasferita a Fortaleza, in Cearà e quindi mare, vento, falesie, dune, foreste, lagune…
Come spiegarti la varietà, la ricchezza naturalistica del Brasile?
Centinaia di fiori e frutti diversi, con gusti differenti, piante con foglie piccolissime, medie e giganti, da ragazzo mi sono appassionato alle orchidee, ne ho collezionate almeno una cinquantina.
Ho sempre avuto un feeling istintivo con natura e animali, per me sono la massima espressione divina.
L’essere umano è solo una delle forme, la natura è la regina.
Hai capito è più che un contesto per me, la natura è parte della mia identità.

Quale altro tema l’appassiona particolarmente?

Mi sono trovato a realizzare disegni di divinità femminili e di figure di donne diverse tra loro, in cui molti hanno rilevato una linea comune. Per me il sacro femminile è un ambito di indagine enorme e sacro, appunto, perché non solo riguarda l’arte e la storia dei culti legati alle dee, ma per una ragione molto più autentica.
Tutti veniamo dalla stessa matrice, dalla stessa fonte, dal ventre femminile. La donna per me va celebrata, in quanto generatrice di vita, come creatura saggia e forte, fisicamente, spiritualmente, energeticamente. Quale opera d’arte più potente esiste del generare un altro essere?
Questa energia è presente a tutti i livelli: fisiologico,  simbolico, culturale e politico. Nella mia arte tutto questo è mescolato, rendere omaggio al femminile, è un atto spirituale, poetico, e ideologico.

Facciamo un gioco: visto che ogni colore è espressione di un linguaggio emozionale dell’inconscio, con che aggettivi, a livello sinestetico, descriverebbe alcuni colori?

Rosso: metallurgico, vulcanico.
Giallo: metallico, freddo, brillante.
Verde: curativo, libero, canoro.
Azzurro: materno, fluido, chimico.
Nero: squilibrato, infinito.
Bianco: solare, tao, incontaminato
.



Se potesse incontrare un artista su di una fumante tazza di caffè chi vorrebbe che fosse? E perché?

Di sicuro mi piacerebbe incontrare Salvador Dalì, ma per un curioso aneddoto: siamo due tori, nati entrambi l’11 maggio! Se immagino di incontrarlo, non mi viene nulla in particolare da chiedergli, forse finiremmo a raccontare storielle e barzellette in spagnolo, bevendo vino rosso della Rioja.
Molti associano le mie forme ad Escher, io non sapevo chi fosse prima di venire in Europa. Poi ho letto molte cose su di lui, sul suo rapporto con la matematica, e mi sono appassionato al modo in cui vede il mondo, visionario, che si ritrova nella sua arte. Mi affascinano le forme precisissime, i paradossi visivi, ottenuti attraverso l’applicazione di leggi matematiche, la visione duale e chiaramente l’uso del bianco e nero.
Mi onora essere associato ad un artista così unico!

Per approfondire la conoscenza dell’artista intuitivo Perê Lima cliccate qui.


(Copyright immagini: tutte le foto sono tratte dal profilo Instagram di Perê Lima )

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