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DALLA DAD ALLA DDI, QUANDO LA SCUOLA DIVENTA UN DRAMMA: I CONSIGLI DI JOHN

Caro John,

sono Carlotta, un’insegnante di scuola primaria prossima alle pensione.

Da qualche tempo a questa parte la scuola si barcamena nell’affrontare il dramma della didattica a distanza, per via della pandemia che costringe le scuole ad aprire e a chiudere ad intermittenza.

Il mio problema è che non ho la minima dimestichezza con lo strumento informatico e, nonostante sia passato ormai un anno da quando questo incubo è iniziato, sono quasi al punto di partenza, con l’aggravante che adesso, sono spesso i miei alunni ad insegnare le cose a me (almeno in campo tecnologico) e non il contrario.

Mi sento molto inadeguata e vivo con terrore ogni giornata scolastica, specie perché spesso e volentieri nelle lezioni subisco le ingerenze dei genitori degli alunni che, con la scusa di prestar loro soccorso, nutrono la platea degli ascoltatori creandomi non poco imbarazzo.

Come dovrei comportarmi e cosa posso fare per risolvere questo problema? Francamente non vedo via d’uscita…

Grazie in anticipo, per me ogni consiglio sarà prezioso, Carlotta.

Cara Carlotta,

è vero, la scuola vive un brutto momento, si è persa la condivisione, la socialità e tutte le belle emozioni che solo una didattica in presenza era in grado di garantire, contribuendo concretamente ad un sano percorso di crescita psico-fisica dei piccoli studenti.

Capisco bene il tuo problema, non pensare di essere la sola a vivere con così grande disagio una situazione del genere. Molti docenti sono esattamente nella tua condizione, si sono ritrovati addosso un carico di lavoro che non erano pronti a gestire e si sono dovuti improvvisare, reinventare, magari senza avere una adeguata formazione alle spalle.

Mi dici che sei prossima alla pensione, per cui è più che plausibile che tu non abbia con lo strumento informatico la dimestichezza necessaria a fronteggiare una situazione che della DAD (Didattica a Distanza) o della DDI (Didattica Digitale Integrata) ha fatto il proprio baluardo.

Credo però che ciò dovrebbe importarti relativamente, così come ancor meno dovrebbe interessarti che a farti da pubblico ci siano i genitori dei tuoi alunni. Sarebbe forse ora di concentrarsi su quello che è importante per i piccoli di oggi che, esattamente come i grandi, si sono ritrovati ad affrontare una situazione difficile e decisamente più grande di loro. Con la differenza che, se per i grandi è stato possibile avere cognizione di quanto stava accadendo, per loro non è stato così.

I piccoli si sono dovuti affidare, hanno dovuto “obbedire” a regole di cui non conoscevano la ragion d’essere, si sono sottoposti a limiti assurdi per la loro età senza ricevere spiegazioni, e lo hanno fatto perché la loro mente e il loro cuore sono più “capaci” di quanto possiamo immaginare.

Se ci pensi, in fondo, a questi bambini non serve che la loro maestra sia brava ad usare uno strumento informatico, ma piuttosto che li ami anche a distanza, che creda nelle capacità che ogni giorno mettono sul banco di una classe virtuale e che sia capace di insegnare loro, anche con il filtro di uno schermo, che devono mantenere viva la speranza di tornare, prima o poi, ad abbracciarsi di nuovo.

Anche se non sai usare il pc, sii al loro fianco sempre, costi quel che costi. È quello di cui hanno in assoluto più bisogno, credimi!

Buona fortuna, John.

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