Esterno notte non è soltanto una serie tv scritta, girata e interpretata magnificamente. Guardarla dà a tutte e a tutti la possibilità di conoscere uno degli episodi più intricati e drammatici dell’Italia contemporanea: il caso Moro
Dopo “Buongiorno Notte” (2003), Marco Bellocchio torna a raccontare, con un nuovo sguardo, l’epilogo della vita di Aldo Moro, lo statista e Presidente della Dc, rapito da un commando delle Brigate Rosse il 16 marzo 1978 in via Fani e ritrovato cadavere nel bagagliaio di una Renault 4 rossa il 9 maggio, 55 giorni dopo.
Bellocchio sceglie una nuova modalità narrativa per affrontare “dall’esterno” quel tragico capitolo della nostra storia attraverso la molteplicità dei punti di vista dei suoi protagonisti: la famiglia, i politici, i preti, il Papa, i professori, i maghi, le forze dell’ordine, i servizi segreti, i brigatisti. Protagonisti e vittime: tutti coinvolti a vario titolo nel sequestro.
Nel cast spiccano Fabrizio Gifuni nei panni di Aldo Moro, Margherita Buy in quelli della moglie, Toni Servillo (papa Paolo VI), Fausto Russo Alesi (Cossiga), Gabriel Montesi (Valerio Morucci), Daniela Marra (Adriana Faranda). Accolta al Festival di Cannes con dieci minuti di applausi e passata al cinema il 18 maggio e il 9 giugno, divisa in due parti (ha vinto l’Award for Innovative Storytelling, il premio per la narrazione più innovativa, agli EFA, i prestigiosi Oscar europei, edizione 2022), Esterno Notte è approdata in tre puntate su Rai 1 il 14, 15 e 17 novembre ed è ora disponibile su Rai Play.
ALDO MORO E IL COMPROMESSO STORICO
1978. L’Italia si trova nel pieno degli anni di piombo e della cosiddetta strategia della tensione tra violenza e terrorismo con le Brigate Rosse che insanguinano il nostro paese e il presidente della Democrazia Cristiana (Aldo Moro), fautore con il segretario comunista, Enrico Berlinguer, di uno storico accordo che porta alla nascita del primo governo sostenuto da DC e PCI.
La mattina del 16 marzo 1978, giorno in cui il nuovo governo guidato da Giulio Andreotti stava per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia, un commando brigatista rapisce Aldo Moro e uccide nella Strage di Via Fani, i 5 agenti della sua scorta. Dopo una prigionia di 55 giorni, durante la quale le Brigate Rosse richiesero invano uno scambio di prigionieri con lo Stato italiano, Moro fu sottoposto a un processo politico da parte del cosiddetto «tribunale del popolo», istituito dalle stesse BR, e quindi ucciso il 9 maggio. Il suo cadavere fu ritrovato quello stesso giorno nel bagagliaio di una Renault color amaranto parcheggiata in via Michelangelo Caetanei, distante circa 150 metri sia da via delle Botteghe Oscure, sede nazionale del Partito Comunista Italiano, sia da Piazza del Gesù, sede nazionale della Democrazia Cristiana, di cui Moro era Presidente.
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