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QUATTRO LIBRI IN CUI L’AMORE VINCE SULLA PSICHE

“L’amor che move il sole e l’altre stelle” con questo verso Dante conclude la Divina Commedia, racchiudendo il significato dell’intera opera, dell’operato di Dio e dell’universo: l’amore come meccanismo del mondo e di tutta la vita.

Proprio come Dante, molti altri autori hanno scritto, trattato, sviscerato questo argomento, tanto discusso e temuto, quanto sognato e anelato.

L’amore, e il desiderio, sotto ogni forma conosciuta continuano ad essere croce e delizia delle nostre giornate. Apprestiamoci a seguire un percorso letterario che indagherà diverse forme di amore: da quelli infranti, a quelli mai dimenticati, dall’amore carnale e passionale, a quello platonico.

Cosa saremmo in grado di fare per amore?


C’ERA UNA VOLTA L’AMORE MA HO DOVUTO AMMAZZARLO – di Efraim Medina Reyes

Per gli amanti dei nostalgici cuori infranti la storia di Rep cade a pennello: gli amici lo chiamano la verga ferita, i nemici pallone gonfiato. Lui ci si rivede in entrambi. Ha il cuore acuminato come schegge di un’esplosione e vive di eccessi tra sogno e realtà. Si rifugia nell’alcool e in avventure sessuali, si ritrova coinvolto in risse da strada e in riprese di improbabili film scritti da lui stesso. In fuga da se stesso scappa da Cartagena, per rifugiarsi a Bogotà, intrappolato dalla sua eccentrica vitalità.

La narrazione non segue un ordine cronologico preciso, all’analisi della fine e dei ricordi della storia con “una certa ragazza”, si contrappone l’amore malato tra Syd Vicious (membro dei Sex Pistols) e la fidanzata Nancy, un excursus su Kurt Cobain dalla sua infanzia fino al tragico finale dopo il successo con i Nirvana.

Una storia sulla rabbia che persiste dopo un abbandono, su un sentimento ancora vivido, ma ingombrante, una storia di personaggi dannati e della loro caduta verso il baratro della follia.

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IL GRANDE GATSBY – di Francis Scott Fitzgerald

Quanto vale tutto ciò che possediamo, quando ci manca ciò che vorremmo? Come ci si sente a vivere una vita che è un sogno solo agli occhi di chi guarda, quando il proprio sogno sembra irraggiungibile? E quanto siamo disposti a metterci in gioco per poterlo raggiungere?

Queste sono le domande a cui Jay Gatsby cerca di dare una risposta, o meglio conosce già la risposta ad ogni singola domanda, ma impiega ogni sua energia per raggiungere ciò che più desidera al mondo: un amore perduto. L’amore di Daisy.

Jay Gatsby è un uomo che si è fatto da solo. Persino Gatsby è un nome che egli stesso si è dato. Dalla povertà ha creato il suo “personaggio”, innalzando se stesso e confezionandosi una vita da sogno, tutto questo con un unico semplice obiettivo: riconquistare Daisy.

Ma, a sue spese, Gatsby scoprirà che il tempo è un baluardo invalicabile: non puoi ignorare ciò che costruisce, non puoi districarti nel suo labirinto pensando di trovare una via di fuga attraverso la quale tornare indietro e trasformare ciò che poteva essere in ciò che vorremmo.

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ANNA KARENINA – di Lev Tolstoj

Tre coppie che, per motivi diversi, rappresentano ogni possibile legame tra uomo e donna. Il libro si apre con le vicende di Stepan e Dolly, ingabbiati in un rapporto conforme ai canoni della società russa di fine ottocento. Gabbia da cui riesce ad evadere ogni tanto Stepan, ma da cui non riesce ad uscire invece Dolly, che ha come unica valvola di sfogo le visite ad Anna Karenina, bella e affascinante.

Poi c’è l’amore tra Anna e il conte Vronsky, talmente forte da mettere in discussione un matrimonio, considerato un fallimento sotto ogni punto di vista, tra la donna e Aleksjéj Aleksàndrovic, e il corteggiamento del conte nei confronti di Kitty,  che a sua volta lo amava perdutamente e che, per lui, aveva rifiutato la richiesta di Lévin.

Un’intera felicità votata ad un amore, un legame unicamente carnale, privo di ogni spiritualità. Un legame passionale, travolgente quello che unisce Vronsky ed Anna.

In contrapposizione all’amore ribelle, vi è il legame, nato successivamente all’unione tra i due amanti, tra Lévin e Kitty, sorella minore di Dolly (cognata di Anna), sicuramente uniti da un sentimento puro e meno turbolento – anche se non perfetto – incanalato nella semplicità e nella costruttività.

Un romanzo in cui le vite comuni dei protagonisti si mescolano a quell’amore folle e disinteressato, che si spinge oltre, fino all’impensabile.

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CHE TU SIA PER ME IL COLTELLO – di David Grossman

Un amore platonico, un rapporto epistolare che rappresenta, soprattutto, un percorso introspettivo, per poi trasformarsi solo in ultima istanza in un confronto necessario con l’altro.

Una frequentazione epistolare che completa il personale bilancio esistenziale dei protagonisti, sostanzialmente, sconosciuti: ed ecco il coltello. Questo tagliare, scalfire il rivestimento della quotidianità e l’infrazione del senso del pudore a cui siamo assuefatti. Un passaggio necessario per svelarci quanto sia complesso il rapporto umano –  sia con gli altri che con noi stessi.

Probabilmente un’immensa e splendida illusione, fatta di sole parole scritte, in cui ad andare in scena è l’anima dei protagonisti che condividono un rapporto libero da ogni vincolo, conoscendosi attraverso le reciproche parole. La conoscenza profonda è principalmente con se stessi, la condivisione è di quella parte nascosta di sé.

Un chiaro riferimento, e omaggio a “Lettere a Milena” di Kafka.

“Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frugo dentro me stesso”

che tu sia per me il coltello


Copyright foto: copertina, 1, 2, 3, 4

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