Dal cinema alla televisione, Nino Manfredi, rimane uno dei personaggi più amati dal grande pubblico.
Ha recitato e diretto tantissime pellicole per il cinema. In televisione ha interpretato personaggi indimenticabili che sono entrati nell’immaginario collettivo. Da Geppetto nello sceneggiato televisivo Rai “Le avventure di Pinocchio” di Luigi Comencini al commissario Franco Amidei nella serie rai “Un commissario a Roma” diretta da suo figlio Luca Manfredi, Ignazio Agosta e Roberto Giannarelli, fino all’ex brigadiere di Polizia Nino Fogliani nella fortunata serie televisiva “Linda e il brigadiere” accanto a Claudia Koll.
Per vent’anni è stato il testimonial ufficiale del caffè Lavazza, entrando nelle case degli italiani con quel «più lo mandi giù, più ti tira sù», claim che ha fatto la storia della pubblicità e del noto marchio di caffè italiano.
Con la sua lingua a metà fra il ciociaro e il romanesco, trionfò al Festival di Sanremo col brano “Tanto pè cantà” di Ettore Petrolini che arrivò ai vertici della hit parade, oltre ad aver vestito i panni di Rugantino, nell’omonima commedia musicale di Garinei e Giovannini.
Prima di lasciarci, il 4 giugno 2004, lo abbiamo visto nelle vesti del poeta Federico Garcia Lorca, fucilato nell’ agosto del 1936, nel film “La fine di un mistero” diretto dallo spagnolo Miguel Hermoso, premiato al Festival di Mosca e riproposto alla 60ma Mostra del Cinema di Venezia come omaggio all’attore insignito del prestigioso Premio Bianchi.
Nino Manfredi in oltre mezzo secolo di carriera tra cinema e televisione è diventato uno dei personaggi più amati dal pubblico, grazie alla simpatia e alla vena umoristica che hanno caratterizzato ogni sua apparizione.
Saturnino Manfredi, per tutti Nino, nasce il 22 marzo 1921 a Castro dei Volsci, un piccolo comune del frusinate. Per volere della famiglia si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, conseguendo nel 1945, la laurea con una tesi in diritto penale. Mostrando da sempre interesse e propensione per il palcoscenico, s’iscrive all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma.
In quegli anni fa il suo debutto al Teatro Piccolo di Roma nella compagnia Maltagliati – Gassman, affiancato da Tino Buazzelli, sotto la direzione di Orazio Costa, che considererà sempre il suo maestro.
Al Piccolo Teatro di Milano, nella stagione ’48-’49, sotto la regia di Giorgio Strehler, è nei drammi shakespeariani “Romeo e Giulietta”, “La tempesta” e “Riccardo II” e in seguito collabora con il grande drammaturgo Eduardo De Filippo.
Fin dagli inizi la carriera artistica di Nino Manfredi spazia in ogni campo dello spettacolo, dal varietà alla radio, dalla televisione (Canzonissima) al doppiaggio.
Il suo esordio nel mondo della settima arte avviene nel 1949 nel film di Domenico Gambino “Torna a Napoli” proseguendo con “Monastero di Santa Chiara” di Mario Sequi (1949) e “Anema e core” di Mario Mattoli (1951), ma il successo vero e proprio arriverà più tardi, alla fine degli anni 50, con un’ampia carrellata di personaggi che incarnano vizi e virtù degli Italiani nel periodo del boom: da Nando, impiegato insoddisfatto del suo lavoro ripetitivo e mortificante, ne “L’impiegato” (1959) di Gianni Puccini al pubblicitario truffaldino di “Io la conoscevo bene” (1965) di Antonio Pietrangeli.
Fortunati, nella sua carriera di attore, gli incontri con registi dal calibro di Nanni Loy (“Il padre di famiglia” e “Café Express”), Luigi Comencini (le televisive “Avventure di Pinocchio“), Luigi Zampa (“Anni ruggenti“), Dino Risi (“Straziami ma di baci saziami“) e Luigi Magni (“Nell’anno del signore“), Ettore Scola (“C’eravamo tanto amati“).
Oltre al cinema Manfredi si cimenta, di tanto in tanto, anche nella regia. Basti pensare al film “Per grazia ricevuta” da lui diretto e interpretato che trionfò a Cannes vincendo la Palma d’oro nel 1971 per la migliore opera prima.
Nino Manfredi ha dato lustro, con umiltà e professionalità, al nostro cinema elevando la commedia italiana insieme al trio Sordi – Tognazzi – Gassman, con quello stile versatile che gli ha consentito di alternare ruoli comici e drammatici entrando così nel cuore degli italiani.
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